“Violenza di Serie B”: a Lecco una serata per dare voce alle fragilità invisibili
Disabilità, anziani, salute mentale e caregiver: un confronto aperto su abusi sommersi e nuovi strumenti per riconoscerli, prevenirli e combatterli.

«Quando ci prendiamo cura dell’altro, siamo davvero umani». È questo il messaggio più potente emerso ieri, giovedì 22 maggio 2025 a Palazzo delle Paure di Lecco, durante la serata promossa da Appello per Lecco con il patrocinio di AREU. Un incontro intenso, dal titolo evocativo “Violenza di serie B – la fragilità insegna”, che ha acceso i riflettori su un tema spesso relegato ai margini del dibattito pubblico: la violenza esercitata nei confronti di disabili, anziani e donne fragili.
“Violenza di Serie B”: a Lecco una serata per dare voce alle fragilità invisibili
Ad aprire la serata è stata Maria Luisa Reatti, che ha ricordato come la violenza di genere non si limiti alla violenza sulle donne in senso stretto, ma colpisca anche altre categorie vulnerabili come anziani e disabili. «Parliamo di una violenza sommersa, taciuta, spesso invisibile», ha esordito.
Il presidente di Appello per Lecco, Rinaldo Zanini, ha posto l’accento su due riflessioni fondamentali: «La fragilità esiste da quando esiste l’essere umano. E oggi, in un’epoca segnata da guerre, epidemie e crisi climatica, ci troviamo ad affrontare sfide complesse». Ha poi citato un dato significativo: «Una persona su sei tra i 15 e i 29 anni ha bisogno di supporto psicologico. La fragilità mentale è spesso la più invisibile».
Tra il pubblico erano presenti rappresentanti del Forum Salute Mentale e dell’associazione Fabio Sassi, che gestisce l’Hospice Il Nespolo.
Lucia Rosa Olivadoti, referente dell’ASST dell’Ospedale Manzoni, ha delineato un quadro culturale ampio: «Spesso si fa confusione: la violenza di genere viene erroneamente associata solo a quella contro le donne. In realtà, si tratta di un fenomeno socioculturale molto più vasto, che coinvolge tutte le persone fragili». Ha richiamato Zygmunt Bauman, descrivendo la società contemporanea come “liquida”, segnata da incertezza e individualismo, dove la fragilità diventa terreno fertile per abusi.
Secondo Olivadoti, disabili e anziani sono tra le vittime più esposte. «Le persone con disabilità subiscono una doppia violenza: non solo fisica o sessuale, ma anche psicologica, economica, farmacologica. Ci sono caregiver che controllano le finanze, somministrano farmaci in modo improprio o negano cure essenziali». I dati sono allarmanti: il 36% delle donne disabili subisce violenza fisica, e il 36,6% anche di natura sessuale.
La situazione non migliora per gli anziani: «Anche qui si parla di abusi fisici e psicologici, ma anche di trascuratezza, isolamento, negazione dei bisogni primari. Se l’anziano è una donna, le discriminazioni si moltiplicano: meno attraente, meno produttiva, più emarginata». L’appello finale è stato chiaro: «Occorre agire, formare i caregiver, denunciare ogni comportamento discriminatorio. La violenza va contrastata a ogni livello».
L’assessora Renata Zuffi ha portato l’esperienza della rete STAR (Sistema Territoriale Antiviolenza in Rete), che coordina 28 enti pubblici e del terzo settore. «Dal 2008 offriamo supporto legale, psicologico e abitativo alle donne vittime di violenza. Ma oggi dobbiamo allargare lo sguardo: la fragilità non ha confini, è educativa, sanitaria, economica. Serve una visione integrata».
Zuffi ha illustrato anche alcuni progetti in corso: Casa-Lavoro 2, Ricomincio da me (con Mestieri Lombardia), e il piano CUAV di ATS. Tutti mirano a restituire dignità e autonomia. «Abbiamo registrato un aumento significativo degli accessi agli sportelli: segno che l’informazione funziona, ma anche che il fenomeno non accenna a diminuire».
Francesca Dotti, direttrice dell’Istituto Clerici di Lecco, ha portato la voce del mondo della formazione: «L’anziano oggi non è più il saggio, ma appare inutile agli occhi dei giovani. Per questo promuoviamo progetti intergenerazionali». Ha poi sottolineato come la prevenzione inizi dalla scuola e dalla formazione continua. «Spesso la violenza psicologica è difficile da intercettare. Abbiamo avuto casi complessi, come quello di una ragazza che ha strumentalizzato una situazione familiare: un campanello d’allarme sul disagio giovanile».
Dotti ha infine ricordato l’importanza del benessere degli operatori nei contesti di cura: «Il loro stress si riflette direttamente su chi assistono. Esistono corsi specifici per badanti e caregiver familiari. Ma anche le istituzioni, quando mancano di strumenti adeguati, possono diventare corresponsabili».
A chiudere la serata, l’intervento toccante di Giada Canino, 19 anni, campionessa di danza paralimpica, che ha condiviso la sua esperienza di bullismo: «Mi hanno detto di tutto. Il bullismo non è un gioco, ti resta dentro. Non permettete a nessuno di rovinarvi la vita». La giovane atleta, medaglia d’argento alle Paraolimpiadi e testimonial ufficiale della Regione Lombardia, ha annunciato l’uscita del suo libro a settembre. L’intervento ha suscitato una standing ovation e profonda commozione.
«Ci hai dato una lezione di forza e dignità», ha concluso Reatti, visibilmente emozionata. «Ti siamo tutti debitori, Giada».
Andrea Gianviti