Chiuso tra passato e futuro: una serata per riscoprire le radici e rilanciare la comunità
Nel cuore del rione, cittadini, storici e istituzioni si sono ritrovati per condividere memorie, riflettere sul presente e immaginare nuove prospettive di rigenerazione urbana e coesione sociale

Una serata che ha saputo unire passato, presente e futuro si è svolta ieri, martedì 29 aprile 2025, alla Casa sul Pozzo, nel cuore del rione di Chiuso, dove numerosi cittadini, sotto l'egida dell'odierno comitato di quartiere, si sono ritrovati per riscoprire le radici storiche della comunità e riflettere sul suo domani.
Chiuso tra passato e futuro: una serata per riscoprire le radici e rilanciare la comunità
L'evento si è aperto con un affascinante excursus a cura di Luigi Rota sulla storia del rione, risalente al XIII secolo, quando Chiuso era un borgo autonomo, con le sue mura e la sua identità, prima di diventare parte integrante della città di Lecco. È stata ricordata anche la figura del Beato Serafino – e, con lui, naturalmente, Alessandro Manzoni – che, pur non nominando mai direttamente il prelato, proprio a Chiuso ha ambientato uno dei momenti più intensi dei Promessi Sposi. Un legame letterario e spirituale che ancora oggi rappresenta un vanto per il quartiere.
Il clima della serata si è fatto via via più coinvolgente quando Luigi Amigoni, noto biker, ha preso la parola per condividere esperienze e problemi delle generazioni che qualcuno definirebbe boomer.
La nostalgia per un tempo in cui il rione viveva di botteghe, cortili, relazioni di vicinato e punti di aggregazione – come l’oratorio, i bar, il lago – è emersa con forza.

È stato ricordato anche il comitato di quartiere attivo negli anni ’70, in un periodo caratterizzato da un vivace fermento sociale e culturale, in cui quella che è stata definita con una metafora “esuberanza giovanile” veniva incanalata e moderata anche grazie a persone impegnate nel promuovere la partecipazione civica e nel rispondere alle esigenze locali, come i coniugi Emilio e Giancarla Pessina.
Ma non è mancata la volontà di guardare avanti: si è parlato di rigenerazione urbana, del recupero degli spazi inutilizzati. Nell’ultima, toccante parte della serata, Matteo Abate ha presentato una targa che verrà posizionata a Camposecco e che ripercorre, anno dopo anno, il susseguirsi dei soci della cooperativa che lo gestiva. Camposecco, il rifugio situato tra Chiuso e Maggianico a 608 metri di quota, rappresenta oggi uno dei principali punti di aggregazione del rione.
Una serata “tra amici”, come è stata definita dagli organizzatori. E al gruppo di amici si è unito anche il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, che ha ricordato come anche i nuovi cittadini, provenienti da ogni parte del mondo, si sentano orgogliosi di far parte di questa comunità.

Una comunità che è sempre stata esempio di accoglienza, come negli anni ’50, quando vide più che raddoppiare la propria popolazione con i nuovi insediamenti delle case popolari, senza che vi fosse il minimo problema di integrazione.
L’iniziativa ha raccolto grande partecipazione, a testimonianza di un quartiere che, pur nella sua dimensione raccolta, sa farsi sentire. In un’epoca in cui spesso si perde il senso di appartenenza, Chiuso dimostra che si può partire dalla storia per costruire futuro. E che, a volte, basta una serata tra amici e cittadini per riaccendere il desiderio di fare comunità.


