Il calcio lecchese piange Luca Gallo, allenatore e giovane padre morto a 42 anni
Marito e padre di due figli, la sua scomparsa nella mattinata di oggi, martedì 29 aprile 2025, ha colto tutti di sorpresa, soprattutto tra i colleghi calciatori e nella comunità di Mandello, paese in cui risiedeva insieme alla famiglia.

E' l'intero mondo del calcio lecchese a piangere in queste ore la scomparsa di Luca Gallo, 42 anni, giocatore e allenatore di Mandello molto conosciuto in tutto il territorio, da qualche anno impegnato a onorare i colori della Polisportiva Foppenico di Calolziocorte.
Il calcio lecchese piange Luca Gallo, allenatore e giovane padre
Marito e padre di due figli, la sua scomparsa nella mattinata di oggi, martedì 29 aprile 2025, ha colto tutti di sorpresa, soprattutto tra i colleghi calciatori e nella comunità di Mandello, paese in cui risiedeva insieme alla famiglia.
"Di Luca non si possono che dire solamente cose positive - commenta Fulvio Rota, presidente della Polisportiva Foppenico - Quello di oggi è stato un brutto risveglio che ci ha lasciato scossi. E' stato una persona molto riservata nella malattia, e noi stessi lo abbiamo saputo veramente da poco. Ha fatto tanto per la sportiva, e lo ricorderemo sempre".
Per tutti semplicemente "Gao", ha iniziato la sua carriera calcistica tra le fila del Mandello all'età di sei anni, sotto la guida del suo coach, nonché zio, Guido. Sette anni più tardi, era passato alle giovanili della Due Ponti Malgrate, esordendo anche nella prima squadra nel '98/'99. Poi le annate al Belledo Rancio, nuovamente a Mandello e infine a Vercurago, in seconda categoria, dove ha chiuso la sua carriera da giocatore per dedicarsi, qualche anno più tardi definitivamente, a quella di allenatore.
Dopo il matrimonio, e la nascita del primo figlio, la decisione di una pausa per dedicarsi alla famiglia e, nel 2016, l'approdo come allenatore, sulla panchina della prima squadra del Mandello e successivamente del Foppenico, dove ha allenato fino a che la malattia glielo ha permesso.
"Era una persona davvero buona e altruista, che ha speso anima e corpo per le sue passioni e la sua famiglia - prosegue Rota - Non ha mai smesso di seguire anche il figlio più grande, che gioca qui da noi nel ruolo di portiere. Tranquillo e riservato, mai sopra le righe sia dentro che fuori dal rettangolo di gioco, ci metteva davvero il cuore in tutto quello che faceva".
Da molti ricordato come un ottimo trequartista, veloce e rapido pur non essendo un attaccante puro, in tanti lo ricordano in queste ore inondando i social con messaggi di dolore per quello che prima di tutto è stato un grande amico, capace di c0nquistarsi il proprio posto nel cuore di ognuno dei suoi amici.
"Ci conoscevamo dai tempi della scuola scuola, quindi almeno da 25 anni, aldilà del Foppenico - ricorda Simone Spreafico, suo vice sulla panchina della prima squadra calolziese - Abbiamo avuto anni in cui non ci siamo visti più di tanto ma negli ultimi 7 anni abbiamo passato bellissimi momenti insieme. Gli facevo da vice per la prima squadra e ci sentivamo quotidianamente, 7 giorni su 7, tutto l’anno. Forse ci sentivamo di più che con le rispettive mogli e questa cosa ce la dicevamo spesso quando ci incontravamo. Ognuno però contava sempre sull’altro, eravamo prima di tutto amici, aldilà del calcio".
"Era una persona molto intelligente, buona e educata, che stava sempre molto attenta ad ogni aspetto umano, anche nel calcio - prosegue Spreafico - Non Sbottava mai e si arrabbiava ancora meno. Era semplicemente buono, come pochi ce ne sono. Faceva dell’aspetto umano un suo valore e su di lui contavi in ogni momento. Dava sempre massima disponibilità e anche quest’anno in cui ha lottato con la malattia ci ha e mi ha dato un insegnamento fantastico. Ha dato tanto, fino all’ultimo ha messo davanti il calcio e il Foppenico anche alla malattia. Io lo ho saputo in anticipo un po’ di mesi fa, e nonostante sapesse del suo male, mi ha detto che voleva continuare fino a quando ce la faceva. In pochi l’avrebbero fatto".
"Non abbiamo mai vinto il campionato ma ci siamo andati molto vicini e per questo non c’è una cosa o un momento di festa da ricordare - conclude il suo vice - Piuttosto, ricordo le tante domeniche in cui abbiamo festeggiato e gioito insieme e siamo stati felici. Uno momento non c’è, ci sono però le tante settimane e momenti vissuti insieme e che abbiamo condiviso, gioie e dolori compresi. Ma è questo quello che conta, l’aver condiviso una passione insieme".