"Non c'è sicurezza senza coesione sociale". Ieri sera a Lecco l'incontro organizzato dal Pd
"Il tema della sicurezza dovrebbe essere condiviso da tutti i partiti, mentre spesso scade in un argomento da curva da stadio"
"Non si possono intraprendere politiche di sicurezza che prescindano da politiche di coesione sociale: credo che la sicurezza debba diventare una questione condivisa; è necessario ricostituire il tessuto della comunità": l'ha affermato Franco Gabrielli, delegato alla Sicurezza del Comune di Milano, già capo della Polizia e direttore SISDE e AISI nell'incontro tenutosi ieri sera, martedì 10 dicembre 2024, al centro civico Pertini, organizzato dal Pd. Presenti alla serata, moderata dalla consigliera comunale Anna Sanseverino, oltre a Gabrielli, il sindaco Mauro Gattinoni, la vicesindaco Simona Piazza, il segretario del Pd Città di Lecco Fausto Crimella e il consigliere regionale Gian Mario Fragomeli.
"Non c'è sicurezza senza coesione sociale". Ieri sera a Lecco l'incontro organizzato dal Pd
Dopo i saluti del sindaco Gattinoni e del segretario Crimella, ha preso la parola la vicesindaco Piazza, con delega alla Polizia locale. "Una città sicura è una città dove lo spazio è di proprietà dei cittadini", ha sottolineato la vicesindaco, spiegando come i dati ufficiali mostrino in realtà una città diversa da quella percepita: tra il 2024 e il 2023 i reati hanno subito un calo del 10.9%, così come si sono abbassati i numeri di lesioni e danneggiamenti. Si registra invece un 4.29% in più di furti rispetto allo scorso anno e una moderata crescita dei reati contro il patrimonio, in particolare in centro città. "Questi sono i dati reali, che ci restituiscono le denunce sporte e gli interventi fatti dalle forze dell'ordine - prosegue la vicesindaco - La sicurezza percepita, però, è completamente diversa nei cittadini, che si mostrano spaventati e preoccupati. Credo che ci troviamo di fronte ad un fenomeno complesso, che non può avere come risposta solo la deterrenza e il controllo. Certamente non vanno banalizzate le criticità esistenti, ma non dobbiamo nemmeno alimentare un clima di allarmismo". La vicesindaco sottolinea dunque la necessità di disporre di un maggior numero di forze dell'ordine (attualmente sono presenti 46 addetti di Polizia locale), ma anche l'importanza di risposte sovra territoriali. "Servono interventi sulla marginalità, sulle dipendenze (in aumento in Italia e a Lecco), formazione sulla legalità e promozione della socialità attiva, ma anche rigenerazione di spazi abbandonati attraverso iniziative socio culturali", ha sottolineato. La vicesindaco ha infine ricordato gli interventi che la città ha messo in campo per garantire una maggiore sicurezza ai cittadini, come l'implementazione del servizio di videosorveglianza (attualmente Lecco conta 215 telecamere, che diventeranno 239 nel 2025 grazie ad un finanziamento ministeriale), il progetto sperimentale degli "street tutor" (che svolgono una funzione di mediazione e incontro), attualmente fermo perché Regione non prevede una legge al riguardo, e l'adesione ai progetti Smart e Stazioni Sicure. Infine, la vicesindaco ha ribadito l'importanza di denunciare alle forze dell'ordine, perché la pianificazione degli interventi si basa sui dati effettivi raccolti.
La discussione è quindi passata ad un livello regionale, con l'intervento del consigliere Fragomeli: "Nel bilancio che Regione approverà nel 2025, i fondi stanziati per la sicurezza ammontano a soli 4 milioni - spiega il consigliere regionale - Noi del Pd veniamo accusati di essere i mandanti delle manifestazioni nelle piazze, di avere una matrice violenta e fomentatrice, ma gli 8 milioni di euro messi a bilancio a inizio 2024 da Regione per la prevenzione e la coesione sociale, a distanza di un anno non sono ancora stati concretizzati in interventi sul territorio, così come manca in Regione una legge che riconosca le figure degli street tutor: ho presentato la richiesta, proveniente dal Comune di Lecco e da quello di Brescia, ormai da 5 mesi, e sono riuscito solo ora a far incardinare la legge, che dunque inizierà l'iter in Commissione. Stiamo registrando una non volontà da parte del centro destra di mettere in campo le risorse, mentre invece si limita ad attaccare sempre la sinistra. Regione deve assumersi le sue responsabilità".
Un tema, quello della sicurezza, che secondo Gabrielli deve essere condiviso da tutti i partiti, mentre troppo spesso scade in un argomento "da curva da stadio". "Temo due grandi mercati - ha infatti sottolineato - Il mercato della paura e il mercato delle risposte semplici a domande complesse". E poi, un focus sulla sicurezza oggettiva e quella percepita: "Non credo che esista la sicurezza oggettiva, perché tutt'al più esiste una sicurezza rilevata, che deriva dai reati denunciati. Le classifiche non costituiscono una fotografia della realtà, perché presentano due vizi tecnici: molti reati non vengono denunciati e i reati denunciati non sempre fotografano esattamente la fattispecie di reato (non sempre vengono classificati in modo corretto). Io eliminerei l'espressione 'sicurezza percepita': se i cittadini si sentono insicuri, bisogna dare loro una risposta; non ci si può fermare ad una statistica". Gabrielli ha quindi analizzato gli enti che, a livello costituzionale, sono i veri responsabili dell'ordine e della sicurezza pubblica: "La Costituzione afferma che ordine e sicurezza pubblica sono competenze statuali. La legge stabilisce che l'autorità nazionale della pubblica sicurezza è il Ministro dell'Interno. Sul territorio questa autorità è esercitata dal prefetto e dal questore, non dal sindaco". Secondo Gabrielli, il vero deficit all'interno della questione della sicurezza è l'assenza di coordinazione, che spinge dunque ad utilizzare "soluzioni placebo", come l'esercito, "che non rappresenta nessun tipo di incidenza reale sulle cause che possono generare insicurezza". Se dunque non è prerogativa del sindaco occuparsi di sicurezza, l'Amministrazione può comunque concorrere ad una serie di aspetti: "Nella legge la sicurezza ruota intorno alla fruibilità dei luoghi pubblici, dunque anche al decoro urbano e al recupero degli spazi degradati, e qui ha un ruolo anche l'Amministrazione comunale". Un tema, quello della sicurezza, che non può prescindere dal tema della coesione sociale: "A fronte di una disponibilità carceraria di 46mila posti, ci sono 61mila detenuti (nel 2024 si sono registrati 85 suicidi, e non è ancora finito l'anno); ci sono poi 90mila persone con pena alternativa e 90mila con pena sospesa. Se alziamo l'asticella delle pene, dove le mettiamo? Inoltre i reati che incidono sulla percezione della sicurezza non sono i reati gravi, quindi l'inasprimento della pena non è la soluzione. Credo che la sicurezza debba diventare una questione condivisa; bisogna ricostituire il tessuto della comunità".
Infine, si è affrontata la spinosa questione dell'immigrazione; un tema che, secondo Gabrielli, è troppo spesso frutto di una visione "buonista" o "cattivista". "Noi viviamo una gravissima transizione demografica: siamo il secondo Paese più vecchio al mondo - spiega Gabrielli - Fare più figli non è la soluzione, perchè fare o non fare figli è soprattutto un fattore culturale che richiede tempi lunghi per essere modificato. L'unica possibilità per noi di invertire questa tendenza sono gli immigrati. Certo, è indubbio che oltre un terzo dei detenuti sia straniero e che il carcere minorile è al collasso anche a causa dei minori non accompagnati, ma noi assistiamo ad una folle polarizzazione: c'è chi utilizza in modo strumentale determinati temi e chi pensa invece che solo il fatto di trattarli significhi fare una cessione all'avversario. Io avevo proposto la costituzione di un Ministero per le Politiche migratorie, perché se non teniamo insieme la gestione dei flussi, i rimpatri e l'integrazione, non andiamo da nessuna parte".