Settima edizione

Inaugurato il Festival Treccani

Per tre giorni porta nella città dove il Manzoni ha ambientato il suo romanzo una riflessione articolata e a più voci su una parola, quest’anno “sessualità”

Inaugurato il Festival Treccani
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Si è inaugurata a Lecco nel pomeriggio di ieri, venerdì 27 settembre 2024, la settima edizione del Festival Treccani della lingua italiana #le parole valgono, promosso da Fondazione Treccani Cultura e dal Comune di Lecco, che per tre giorni porta nella città dove il Manzoni ha ambientato il suo romanzo una riflessione articolata e a più voci su una parola, quest’anno “sessualità”.

Inaugurato il Festival Treccani

“Un Festival che a Lecco è particolarmente legato, perché qui nacque sette anni or sono, per poi svilupparsi anche in altre città come Roma e Lecce, e il prossimo anno Gorizia, capitale europea della cultura” ha ricordato in apertura Mario Romano Negri, presidente di Fondazione Treccani Cultura, che ha sottolineato come questa iniziativa ben si leghi con la missione della Fondazione: “Promuovere la diffusione della cultura nelle aree di periferia, dove esiste la povertà, e tra i giovani, dando valore alla lettura e alle parole”. Quanto alla parola di questa edizione, Negri ha evidenziato: “Si tratta di un tema impegnativo, che emerge nei dibattiti e nella cronaca. Sceglierlo come tema vuole essere un contributo essenziale ad una riflessione seria, che vada al di là delle ideologie”.

Lo ha ribadito anche Simona Piazza, vicesindaco e assessora alla Cultura del Comune di Lecco: “Questo Festival divenuto parte integrante dell’attività culturale dell’Amministrazione, ha voluto e saputo scegliere ogni anno una parola per costruire delle occasioni di dibattito interdisciplinare e multigenerazionale, momenti di scambio e crescita personale. Sessualità è una parola coraggiosa, ma che ci accompagna nella quotidianità: abbiamo il dovere di affrontarla soprattutto con i giovani”.

A chiudere i saluti istituzionali è stato Mauro Piazza, Sottosegretario all’Autonomia e ai Rapporti con il Consiglio di Regione Lombardia. Nel ringraziare Mario Romano Negri per il “regalo culturale che rappresenta il Festival” ha ricordato che “Regione Lombardia sostiene con convinzione questa iniziativa, anche con Ferrovie Nord Milano”. “Sessualità è un tema di grande attualità, dentro cui si gioca un momento di attenzione da parte della politica, in quanto tocca il dibattito sui diritti civili legato a questa sfera, ancora molto aperto”.

Tra i numerosi partner pubblici e privati che sostengono questo Festival sono intervenuti Dario Bolis in rappresentanza di Fondazione Cariplo: “Assistiamo ad un cambio di linguaggio, necessario per arrivare in maniera chiara alle persone, senza stravolgerne il significato. E conoscere il significato delle parole è dunque essenziale”. Quindi, soffermandosi sul tema della lettura ha ricordato come Fondazione Cariplo investa da anni in questo ambito, a partire dai più piccoli, perché è nei primi tre anni di vita che avviene la crescita culturale: “La cultura apre la mente ed evita le disuguaglianze. L’ignoranza porta alla paura”.

Infine Chiara Bosio, Direttrice Area Retail Lecco-Valtellina Intesa Sanpaolo: “In questi anni ho sempre seguito con interesse e passione il Festival a titolo personale. La tematica scelta quest’anno è dirompente, perché se ne parla tanto ma con superficialità. In Intesa Sanpaolo l’introduzione della parità di genere è stato un tema ha cambiato profondamente il modo di essere banca”.

Umberto Curi: “Quell’uno che eravamo”

Ad aprire la serie di riflessioni sul tema del Festival è stato Umberto Curi, uno dei più grandi filosofi italiani, professore emerito di Storia della Filosofia all’Università di Padova. E la sua lezione è stato un vero e proprio salto nel passato, alla scoperta del significato dell’eros nell’antica Grecia. Punto di partenza è stata l’analisi di quello che forse rappresenta il quadro più famoso e importante di tutta la tradizione artistica occidentale: La Primavera del Botticelli, dove al centro volteggia un Eros bambino, provvisto di arco e frecce, nudo e, soprattutto, bendato. “È una novità dirompente.A partire da questo dipinto, Eros sarà sempre raffigurato accompagnato dalla benda, che sottolinea l’aspetto ambivalente del personaggio: scocca i suoi dardi alla cieca e non sa chi colpirà, ma al tempo stesso coloro che sono colpiti dal dardo restano accecati. Si inaugura così la stagione che vede l’amore contrapposto alla conoscenza”.

Il filosofo si è poi chiesto se le cose stiano veramente così, se cioè amore e ragione siano realmente contrapposti. Per dimostrare il contrario si è servito del dialogo Simposio di Platone e del racconto che Aristofane fa dell’uomo, come era in origine - dotato cioè di forma sferica, con 2 teste, 4 braccia, 4 gambe e 2 sessi – prima che Zeus, preoccupato della potenza degli uomini e del rischio che muovessero un attacco al cielo, li dividesse a metà “Da quel momento ciascuno di noi non è un intero, è imperfetto, incompiuto e ha l’attitudine di ricercare incessantemente la propria altra metà. – ha affermato Curi - L’eros è la forza che ci spinge in questa incessante ricerca: non ci accontentiamo di essere metà, vogliamo riconquistare quell’uno che eravamo. In tal senso Eros non si contrappone alla conoscenza, ma è, al contrario, forza di liberazione, risanamento e guarigione. Per questo le inclinazioni sessuali di ciascuno sono tutte conformi alla natura: ciascuno è alla ricerca della propria metà”. Una ricerca che, tuttavia, come testimoniano i grandi miti d’amore di Orfeo e Euridice o Giulietta e Romeo, è forse destinata a restare inconclusa, come la ricerca filosofica, destinata a dover riconoscere i limiti della nostra natura.

Michela Matteoli: “Mente, genere e sessualità nelle neuroscienze”

Della mente, del genere e della sessualità nelle neuroscienze ha parlato Michela Matteoli, direttrice del programma di Neuroscienze dell’ospedale milanese Humanitas. Al centro della sua lezione è stato il cervello e gli studi che lo riguardano. La scienziata ha voluto sfatare certi luoghi comuni legati al cervello di uomini e donne: «Gli stereotipi di genere vanno eliminati. Si pensava, per esempio che le donne fossero più inclini alle lettere e gli uomini alla matematica, ma sono falsità. Non ha senso pensare che il cervello sia diverso a seconda del sesso». Questo però non significa che i cervelli di uomini e donne siano uguali: “Se non si può incasellare una persona a partire dal sesso, va anche detto che i cervelli non sono uguali, le differenze ci sono e sono importanti, a livello ormonale e di sistema immunitario. Non possiamo quindi smettere di parlare di cervello maschile e femminile, perché ci sono delle malattie nel cervello più frequente in uno dei due sessi. Autismo, epilessia e schizofrenia sono più frequenti nei maschi, mentre l’Alzheimer, ansia, depressione e PTSD sono più frequenti nelle donne”.

“In ogni caso – ha concluso - il cervello è plastico e muta di continuo, anche per effetto delle condizioni in cui una bambina o un bambino si trovano a crescere e alle diverse opportunità che la vita offre loro. La scienza non può giustificare pregiudizi ideologici”.

Vincenzo Trione: “Marina Abramovic. Il corpo come linguaggio”

Al linguaggio del corpo come gesto artistico si è dedicato infine Vincenzo Trione, preside della Facoltà di Arti e Turismo della Iulm a Milano, parlando di un’artista contemporanea come Marina Abramovic. Lo ha fatto rifiutando ogni atteggiamento celebrativo: per Trione, infatti, “va smontato il mito di Marina Abramovic, artista tra le più radicali, celebre per azioni provocatorie, autrice di gesti estremi che provocavano scandalo, irrequieta, irrispettosa, istrionica, abile, profondamente vanitosa. La sua mostra del 2007 al Moma, infatti, ha segnato una cesura: dopo di allora la sua radicalità sé andata prosciugando. Non ha quasi più nulla da dire, è un personaggio non troppo diverso da Lady Gaga, una celebrity riconosciuta da tutti”.

A detta di Trione “il suo itinerario è quello di un’artista ossessiva, che elabora un sillabario di parole ricorrenti: l’idea di femminilità, la fisiognomica, la corporeità, lo spiritualismo del genere “new age” e la politica, che trova il suo trionfo nel suo istituto, forma di incubazione per un modello di società più giusta”. Cinque concetti chiave che ritornano costantemente nella sua vita, come nella sua opera. A lei si deve soprattutto l’aver decretato il passaggio dalla presenza dell’opera alla presenza dell’artista: “L’artista rinuncia agli strumenti tradizionali con la propria presenza corporale, sceglie di esibire se stessa. Il corpo viene esibito nella sua fragilità e immanenza, basta a se stesso. L’opera è irripetibile come anche il gesto è irripetibile. Vale l’istante in cui si svolge e la prevedibilità. Dopo diventano simulacri, reliquie di un corpo santo”.

Nicola Piovani: “Tra parole e musica”

La sera il festival Treccani si è spostato all’Auditorium della Casa dell’Economia per ascoltare il grande musicista e compositore Nicola Piovani dialogare con Guido Barbieri. Un dialogo fatto di parole e musica, in cui Piovani, con ironia e sincerità, ha parlato di eros e musica: “Il Prélude à l'après-midi d'un faune di Debussy ha per me una fortissima carica erotica che però non esplode come nel Bolero di Ravel. Ma tutta la grande musica ha una componente erotica così come una sacra”. Piovani ha quindi rivendicato il carattere intimo e personale di una parola come sessualità.

L’Auditorium è risuonato di alcune delle celebri colonne sonore di film composte dal grande maestro, ben 220 nel corso della sua carriera: da La voce della Luna di Fellini a Caro diario di Moretti, fino a La vita è bella di Benigni con cui conquista l’Oscar per la miglior colonna sonora.

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