"Dalla parte degli ultimi": Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, dialoga con le associazioni
L'incontro, organizzato da Progetto Valmadrera, si è tenuto mercoledì sera al centro culturale Fatebenefratelli
"Dalla parte degli ultimi", questo il titolo della serata di mercoledì 8 maggio 2024 organizzata da Progetto Valmadrera, durante la quale si è sviluppato un dibattito con Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, che ha dialogato con Giulia Dell'Oro del Centro Farmaceutico, Betty Lenti della Cooperativa Arcobaleno, Rita Meroni de "Il tempo del dare" e Antonio Monti di Caritas Valmadrera. A trarre le conclusioni è stato infine Cesare Colombo, candidato sindaco di Progetto Valmadrera.
"Dalla parte degli ultimi": Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, dialoga con le associazioni
Ad introdurre l'incontro il sindaco Antonio Rusconi, che ha ricordato come "La persona non ha il diritto, la persona è il diritto". La prima a salire sul palco è stata Giulia Dell'Oro del Centro Farmaceutico, che ha sottolineato come l'emergenza più grande che emerge sia quella abitativa: "Attualmente gestiamo 7 appartamenti per un totale di 23 persone - ha spiegato la giovane valmadrerese - Abbiamo un progetto attraverso il quale cerchiamo di sostenere famiglie con fragilità che non riescono a far fronte alle spese. Il nostro progetto più grande è il Centro del riuso che dà lavoro in modo continuativo a cinque persone e ad altre in modo più occasionale. Il problema più grande è che al bisogno che emerge non corrisponde una prontezza di risposte: così passa del tempo e intanto le esigenze aumentano". Anche Antonio Monti di Caritas Valmadrera ha evidenziato il problema dell'emergenza abitativa: "Le richieste vengono da persone che arrivano a Valmadrera o direttamente dai loro paesi d'origine o perché magari trovano lavoro qui o ci sono parenti o amici che li ospitano. Spesso però queste condizioni di accoglienza sono al limite: in uno degli ultimi casi con cui abbiamo avuto a che fare, un parente chiedeva ad una ragazza 400 euro al mese per condividere una stanza ed un bagno in comune. Occorrerebbe che il Comune reperisse degli appartamenti: a volte siamo un po' rammaricati nel vedere appartamenti sfitti che potremmo mettere a disposizione di queste persone. E' un'emergenza che c'è e che aumenterà, a causa del cambiamento climatico e delle guerre che spingono le persone a lasciare le loro terre. Non possiamo aspettare: si tratta di bisogni che riguardano innanzitutto la dignità delle persone. Bisognerebbe riuscire a collaborare un po' meglio anche con Aler: ci sono appartamenti piccoli che ospitano famiglie numerosissime e appartamenti enormi che ospitano due persone". Monti ha poi spiegato che oggi Caritas Valmadrera conta 12/13 volontari che tre volte alla settimana accolgono gli ospiti nella sede di via San Giuseppe. Il giovedì mattina dalle 10 alle 11.30 e il venerdì pomeriggio dalle 14.30 alle 16, inoltre, si tiene la fase di ascolto. "E' una fase fondamentale - ha spiegato Monti - perché spesso c'è un po' di diffidenza da parte loro, che si rivolgono a noi non solo per l'esigenza primaria dell'alimentazione, ma per una serie di bisogni sempre più diversificati".
Betty Lenti ha in seguito raccontato la storia della Cooperativa Arcobaleno, fondata nel 1985, prima centro socio educativo e ora cooperativa che si occupa dei disabili, attraverso assistenza domiciliare, assistenza educativo-scolastica dall'asilo alle scuole secondarie di primo grado di Valmadrera e Malgrate, e di trasporto sociale. L'attività principale della cooperativa è la gestione del centro diurno disabili di Valmadrera, i cui ospiti vanno dai 18 ai 65 anni, con deroga fino ai 67 e per i minori. "Siamo un centro aperto - ha spiegato Lenti - Abbiamo sempre avuto volontari, a partire dall'associazione 'Oltre noi', gli Scout, la Sev, il Cai, la Croce Rossa, al fine di organizzare momenti ricreativi e gite in montagna". Il principale problema, come ha sottolineato Lenti, è che "Noi stiamo invecchiando e le utenze sono sempre più gravi: abbiamo bisogno di volontari che li portino al parco, a prendere un caffè, a fare attività ludiche... In più c'è sempre il problema che tanti giovani non vogliono fare gli operatori sociali o gli infermieri". Anche perché la categoria delle persone fragili, come ha sottolineato Rita Meroni de "Il tempo del dare", è in aumento, soprattutto il numero di anziani, dunque emerge ancora più forte l'esigenza di rispondere ai bisogni di queste persone.
E' toccato quindi a Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, il compito di tirare le fila e intessere una riflessione per fornire possibili risposte ai problemi sollevati dai precedenti interlocutori. "Stiamo attraversando un periodo difficile un po' ovunque - ha esordito Gualzetti - a causa dell'andamento demografico, delle guerre e del cambiamento climatico. Si registra quindi un aumento delle povertà non solo economiche, ma anche di accesso alle opportunità. 'Dalla parte degli ultimi' non è solo una visione ideologica; al contrario, è molto pragmatica: significa guardare le cose con gli occhi degli ultimi o dalla prospettiva degli ultimi e capire quindi cosa non funziona nel sistema e nella nostra comunità, attraverso le vite che incontriamo: l'immigrato che arriva in Italia ci dice che c'è qualcosa che non funziona nell'economica mondiale; un anziano che si sente solo ci fa capire che siamo una società che sta attenta solo alle persone efficienti, che lavorano e che consumano)". Un aiuto, quello che la Caritas offre, che vuole essere solo una spinta verso una ritrovata autonomia: "Dobbiamo essere contenti se le persone che venivano da noi, prima o poi, non tornano più: bisogna vederle come persone che possono veramente ripartire, e lo possono fare solo se responsabilizzate e se considerate protagoniste delle loro vite". E qui la politica gioca un ruolo fondamentale: "Quando dicevano 'Prima gli italiani!', noi rispondevamo 'Prima gli ultimi!' - prosegue Gualzetti - Dobbiamo riuscire ad avere la visione della comunità che vorremmo, di quale comunità sia desiderabile, una nella quale tutti possano identificarsi. Certo che le politiche sociali sono un costo, ma dobbiamo vederle come un investimento per tutta la comunità. Tutti devono sentirsi presi in causa: la politica, gli enti del terzo settore, le imprese". Infine un accenno all'emergenza abitativa, che non si riduce solo alle quattro pareti fisiche di una casa, e al coinvolgimento dei giovani: "Abitare non significa solo avere una casa, ma sentirsi parte di una comunità - riflette Gualzetti - Allo stesso modo, la sicurezza non è garantita principalmente dai Vigili e dalle telecamere, ma dall'attenzione di ogni cittadino, che si cura del proprio pezzetto di marciapiede, del proprio condominio, del proprio vicino solo e ammalato, senza aspettare che arrivi il volontario o l'assistente sociale: quando tutti i cittadini si prendono cura della comunità, allora il degrado sociale si può prevenire".
Per quanto riguarda il coinvolgimento dei giovani, Gualzetti ha spiegato: "Ho imparato che non ci si può aspettare che oggi i giovani impegnati nel lavoro o nello studio diano una disponibilità continuativa: bisogna prenderli quando possono, occasionalmente, e poi magari in qualcuno nasce una vocazione".
Infine la chiosa di Colombo: "L'invito è a metterci in gioco: se aspettiamo che qualcun altro se ne occupi, le cose non funzionano: non ci saranno mai abbastanza soldi. E qui entra in gioco il ruolo del Comune che deve fare rete".