"La profana inquisizione e il regno dell'anomia": presentato il libro del filosofo Zhok al Lavello
La serata, organizzata dall'Associazione Culturale Identità Europea con il patrocinio del Comune, è stata moderata da Luigi Pedrone
"La profana inquisizione e il regno dell'anomia. Sul senso storico del politicamente corretto e della cultura woke". Questo il titolo del libro presentato nella serata di ieri, lunedì 26 febbraio 2024, al Monastero del Lavello di Calolziocorte, dall'autore Andrea Zhok, filosofo e professore di Antropologia filosofica e Filosofia morale all'Università degli Studi di Milano. La serata, organizzata dall'Associazione Culturale Identità Europea con il patrocinio del Comune di Calolziocorte, è stata moderata da Luigi Pedrone e ha visto la presenza di numerosi cittadini.
"La profana inquisizione e il regno dell'anomia": presentato il libro del filosofo Zhok al Lavello
Come ha spiegato il filosofo Zhok, il tema del libro ruota intorno al politicamente corretto e alla profana inquisizione, che ha le stesse caratteristiche di quella santa, salvo l'assenza di ispirazioni teologico/confessionali: la profana inquisizione, infatti, si ispira all'istanza anomica. E qui si arriva all'altro tema principale dello scritto: il concetto di anomia. Coniato dal sociologo Emile Durkheim, il termine indica un disorientamento di ordine valoriale e etico, un'assenza di direzione che guida la società, visibile, già ai suoi tempi, soprattutto nelle città occidentali. "Oggi questa forma culturale ha raggiunto un carattere egemonico - ha affermato Zhok - E' diventata un'ideologia estremamente influente nella componente della popolazione che ha le leve della cultura e dei media e che, quindi, ha la possibilità di influenzare l'opinione pubblica".
Una cultura che nasce dalla contestazione della normalità
Zhok ha proseguito sostenendo che le argomentazioni di questo tipo di cultura spesso nascono dalla contestazione della normalità in diversi contesti teorici, partendo anche mossi da una buona intenzione - "Ma l'inferno, si sa, è lastricato di buone intenzioni", ha sottolineato il professore - Poi però questi singoli tasselli teorici fuoriescono dal loro contesto di nicchia, entro il quale hanno senso, diventando un movimento culturale che si estende a tutti i settori: "In qualche modo viene imposto all'opinione pubblica un campo di gioco all'interno del quale si può dibattere, mettendo fuori gioco la componente strutturale del problema. Ad esempio, la questione di genere, riguardo la difficoltà della donna di conciliare figli e lavoro, è un problema serio, che andrebbe affrontato strutturalmente e economicamente. Invece, in nome di una presunta scelta emancipativa, si sostiene che le donne hanno il diritto di non fare figli, di gestire la loro vita come vogliono, piuttosto che cercare di risolvere il problema a livello strutturale".
I diritti individuali ricondotti ad una forma commercializzabile
Secondo il filosofo, il '68, che definisce una "rivoluzione mancata", rivendicava due componenti: un'emancipazione di carattere personale e la modifica dei rapporti sociali ed economici. Quest'ultima componente fallì totalmente, mentre si concesse uno spazio al diritto personale. "I diritti individuali vengono ricondotti ad una forma commercializzabile in cui l'unico elemento che resta del '68 è quello conciliabile con il mercato, che si esplica nella formula: vuoi qualcosa? Te lo compri", ha spiegato Zhok.
Per non discriminare... Si finisce col non differenziare
Il filosofo ha proseguito spiegando che la discriminazione si esplica in due diversi significati: quello cognitivo, in cui assume il significato di "differenziare", e quello valoriale, dove si fa emergere una componente come superiore, lasciando l'altra sullo sfondo. "Quindi, per non discriminare, la ricetta è non differenziare - ha argomentato Zhok - Infatti, già il solo atto di fare una differenza potrebbe essere latore di una discriminazione. E così si assiste ad una cancellazione sistematica delle differenze, proprio nel nome dell'iniziale valorizzazione delle stesse; si giunge, quindi, ad una politica di cancellazione dell'identità (mentre, paradossalmente, si parla di identity politics)".
Il problema: la censura
Il professore ha poi sottolineato come questa tematica non sia affatto una questione marginale: il problema è che questo tipo di cultura ha assunto caratteri pesantemente censori. "Si tratta di un elemento di contrazione del dibattito pubblico che avvelena la discussione - ha spiegato infatti Zhok - Si finisce per accordare su certi temi solamente perchè il disaccordo non è ammesso. L'idea di fondo è che la natura umana e una qualunque base etica siano fattori inesistenti da poter ricreare, andando così verso una direzione in cui si possono sempre sviluppare condizioni artificiali - in alcuni casi provatamente dannose - ma non si può obiettare a nulla, perchè chi solleva un'obiezione viene messo fuori gioco".
"Una società incontrollabile: nessuna norma interiorizzata"
Traendo le conclusioni, Zhok ha esaminato il rapporto tra etica e natura e i rischi dell'anomia: "Tutto ciò che è natura viene visto semplicemente come un ostacolo momentaneo e si perde così ogni parametro di giudizio sul bene e sul male. Alcune tematiche vengono issate a bandiere politiche, distorcendo un problema che in realtà è di carattere etico e non deve diventare di carattere ideologico. In questo contesto viene meno la base di un'educazione, che è il tentativo di dare un orientamento: è necessario fornire una linea guida, rispetto alla quale il soggetto guadagna poi la sua autonomia; il bambino, infatti, non impara il dubbio: impara la certezza, e, su quella base, costruisce il dubbio. Tutto questo è peggio del relativismo etico: siamo in una condizione di assoluto disorientamento e una società in cui si sviluppa l'anomia è potenzialmente incontrollabile perchè non c'è nessuna normativa interiorizzata. A quel punto si passa all'ipernomia, cioè ad un controllo soffocante da parte della legge. Non è la prima volta che questo accade: nel corso della storia si sono verificati diversi decadentismi, ma interessavano solo le classi abbienti; oggi, invece, si assiste ad un decadentismo che coinvolge l'intera popolazione".
La serata si è infine conclusa con diverse domande da parte del pubblico e con la possibilità di acquistare il libro.