Alessandro Barbero incanta Lecco alla cerimonia del Premio Manzoni alla Carriera
"Ho scoperto tardi Manzoni perché, come tutti, l'ho conosciuto troppo presto, a scuola. Da adulto l'ho riletto, e l'ho fatto tutto d’un fiato"
Cinque minuti. Tanto sarà resistito seduto sulla comoda poltrona. Poi la competente foga, la passione, l'impeto con cui parla delle cose, di ogni cosa, che sia una battaglia ottocentesca o una rivolta contadina, un personaggio o un ricordo d'infanzia, lo ha sospinto in piedi e lo ha fatto diventare padrone del palco anche in maniera fisica. Nella serata di ieri, giovedì 9 novembre 2023 (anniversario della caduta del Muro di Berlino, una data storica... e come poteva essere altrimenti?), il professor Alessandro Barbero ha incantato la gremita platea dell'auditorium della Casa dell'Economia di Lecco dove gli è stato consegnato il Premio Alessandro Manzoni alla Carriera.
Alessandro Barbero incanta Lecco alla cerimonia del Premio Manzoni alla Carriera
Una serata che resterà nella storia (e pure qui come poteva essere altrimenti?) del riconoscimento - promosso da 50&Più Lecco in collaborazione con Comune di Lecco, il centro studi Manzoniani e Assocultura Confcommercio Lecco - per partecipazione, per qualità, per entusiasmo. I fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi un posto in sala (andata sold out nel giro di pochissimo quando si è saputo il nome del vincitore del premio) hanno assistito non ad una lezione di storia, ma di vita.
Stimolato dal presidente della giuria tecnica Ermanno Paccagnini il professor Alessandro Barbero, unico nella storia a bissare il riconoscimento vincendo la sezione Romanzo Storico nel 2011 con “Gli occhi di Venezia" e quella alla Carriera nel 2023 "Per il mirabile equilibrio nel tradurre con passione il rigore della ricerca storica sia in scrittura narrativa che in ambito divulgativo”, non ha nascosto la gratitudine e il piacere per questo primato.
“Brick for Stone”, il suo ultimo romanzo, è stato al centro dell'esordio della serata. Ambientato in una New York alla vigilia dell'orrore, un mese prima dell'11 settembre 2001 ("Una data che come le Idi di Marzo verrà da tutti e per sempre associata ad un solo tragico avvenimento" ha ricordato il professore, storico, saggista, romanziere, divulgatore), il romanzo nasce nella testa dell'autore nella primavera del 2002. "Ci ho messo 20 anni a scriverlo. All'inizio mi sono detto che era una cosa stupida: chissà quante persone al mondo stavano scrivendo qualcosa su quei fatti allucinanti. Poi il libro negli anni ha preso forma in quello che non è un romanzo storico. I miei personaggi si muovono nel mio mondo, non in un passato da ricostruire. Si muovono in una città che non è sfondo, ma essa stessa personaggio".
"Ma come nasce l'idea di un romanzo?" ha chiesto Paccagnini dando il là a una mirabile descrizione del processo creativo fatta da Barbero. "Chi vede in sequenza le diverse opere di un autore vuole trovare un filo conduttore o elementi comuni. In realtà i romanzi sono i momenti della tua vita ed ogni romanzo, ma anche ogni saggio, è un memento a sé stante. Tu ti innamori di un argomento, di una situazione, di un periodo storico o anche di un personaggio. Per un po' di tempo questa cosa ti interessa più di ogni altra, è la cosa più importante per te, esattamente come lo è la persona di cui ti innamori. Anche documenti storici danno lo stesso effetto. Io per altro sono infedele e mi innamoro di diverse cose. “Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo”, il mio primo romanzo, quello che mi ha cambiato la vita ad esempio è nato dalla mia passione infantile per i soldatini, in particolare per l'esercito prussiano e dai ricordi indelebili di un libro letto a 10 anni in cui si raccontava la battaglia di Jena. Ogni romanzo nasce dalla voglia di far finta di essere lì, in quel posto, in quel momento che tu stai raccontando. Questo innamoramento finisce quando produci qualcosa, ovvero il libro, e aspetti la prossima sfida".
E un romanzo come I Promessi Sposi che ruolo ha avuto nella vita di Alessandro Barbero? Il suo rapporto con Don Lisander è stato ovviamente al centro del dialogo con Paccagnini. "Ho scoperto tardi perché, come tutti, l'ho conosciuto troppo presto, a scuola. La poesia di Manzoni per una ragazzo degli anni Settanta era ridicola e grottesca, per ritmi, rime, contenuti. Poi quando arrivi ad accettare che a quell'epoca si si scriveva così riesci a vedere la sua incredibile abilità di creare, condensare e calare concetti nel teso calare. Ho avuto bisogno di diventare grande per amarlo. Anche i Promessi Sposi ti annoiavano adolescenza. La scuola, che è la cosa più importante della società e forse anche il suo pezzo migliore, corre il rischio di imporre la conoscenza di cose che provocano inizialmente rigetto. Ma sono cose che vanno conosciute. Da adulto ho riletto Manzoni, e l'ho fatto tutto d’un fiato. Quello che mi è sempre dispiaciuto è lo status ambiguo del Manzoni a livello internazionale. I Promessi Sposi non sono il Don Chisciotte di Cervantes, ma non ne sono molto da meno".
Il tempo in sala è volato e quando sul palco sono saliti Eugenio Milani, presidente della 50&Più, Giuseppe Borgonovo, presidente di Acinqie Energia, Antonio Peccati, direttore di Confcommercio Lecco e il sindaco Mauro Gattinoni per la consegna del Premio, il pubblico in sala quasi si è dispiaciuto perchè avrebbe continuato per ore ad ascoltare Alessandro Barbero.
Tutti, nel ringraziare il vincitore, ne hanno sottolineato non solo le doti professionali, ma anche quelle umane, come la disarmante umiltà e disponibilità. Doti che si sono viste al termine della serata di ieri. Perchè se Alessandro Barbero è riuscito a stare fermo, sulla poltrona, solo 5 minuti per raccontare e raccontarsi, non ha invece alla fine esitato a sedersi per molto tempo per autografare le tante, tantissime copie del libro che i suoi estimatori gli hanno chiesto di firmare.