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Le povertà come destino? Il primo rapporto di Fondazione Cariplo sulle disuguaglianze presentato a Lecco

Il livello di istruzione dei genitori si riflette sui figli.

Le povertà come destino? Il primo rapporto di Fondazione Cariplo sulle disuguaglianze presentato a Lecco
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"Le povertà come destino?" Questo il tema affrontato nel primo rapporto di Fondazione Cariplo sulle disuguaglianze - presentato a Milano a fine marzo  e nella serata di ieri, martedì 6 giugno 2023 a Lecco al Nuovo Aquilone- dal quale emerge come purtroppo il contesto sociale di nascita costituisca un bagaglio che, nel bene e nel male, gli individui si portano con sé per tutta la vita. Non solo uno sguardo pessimistico, però: l'idea infatti è quella di conoscere per agire, andando a colmare le mancanze che il contesto sociale crea, perchè, come diceva don Lorenzo Milani, "non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi".

Le povertà come destino? Il primo rapporto di Fondazione Cariplo sulle disuguaglianze

Tante le autorità presenti ieri sera: non sono mancati  il prefetto Sergio Pomponio, la presidente della Provincia Alessandra Hofmann, il sindaco Mauro Gattinoni e altri sindaci e assessori del territorio, oltre a presidenti di società come Acinque, Lario Reti e Silea.

Mediatore della serata è stato Paolo Dell'Oro, che ha intervistato i numerosi ospiti presenti.

Paolo Dell'Oro

"Perchè Fondazione Cariplo si è messa in campo con questa ricerca?" Questa la domanda che è toccata a Valeria Negrini, vicepresidente della Fondazione, la quale ha risposto:

Il nostro mandato ha attraversato il periodo della pandemia: prima, durante e dopo l'emergeva è emersa dal terzo settore e dalla pubblica Amministrazione la richiesta che la nostra fondazione approfondisse il motivo per cui il tessuto sociale si stava sfaldando. Da qui l'idea di un rapporto che portasse all'Amministrazione degli elementi concreti e oggettivi, degli strumenti, che consentano loro di agire sulla povertà.
Siamo partiti dal tema dell'apprendimento, poiché i bambini costituiscono la fascia più a rischio.
Questa è la prima edizione del rapporto, ma ci auguriamo ce ne siano altre.

Valeria Negrini

"Il tema delle disuguaglianze è molto complesso e merita tutta la nostra attenzione - ha proseguito il direttore dell'Area Scientifica e Tecnologica di Fondazione Cariplo, Carlo Mango - Abbiamo cercato di avere approccio multidimensionale: il nostro è un tentativo di fornire degli strumenti per costruire un pensiero in questo ambito specifico, cercando di avere uno  sguardo attento alle intersezioni tra le diverse dinamiche delle disuguaglianze, ad esempio tra disuguaglianze di genere e di reddito".

Carlo Mango

Un dato inquietante: la parte più povera della popolazione sta diventando sempre più indigente

"Osserviamo che la metà più povera della popolazione - ha spiegato Gianpaolo Barbetta, coordinatore di Evaluation Lab, Fondazione Social Venture Giordano Dell'Amore e professore all'università Cattolica - è diventata progressivamente più povera negli ultimi 50 anni (come si può osservare dai dati nel grafico qui in foto, ndr): si assite quindi ad un processo di concentrazione dei redditi ancora di più della ricchezza. Questo processo di accumulo della ricchezza dipende anche dal nostro sistema tributario; tuttavia in una società democratica le disuguaglianze costituiscono un problema, per questo è necessario conoscere per agire".

Gianpaolo Barbetta

 

Il grafico che illustra l'aumento di popolazione povera

Le due facce della medaglia: a Lecco c'è pochissima disoccupazione, ma tantissimi contratti a tempo determinato

La Provincia di Lecco ha un tasso di disoccupazione sotto il 3%: è la terza provincia in Italia dopo Bolzano e Belluno. Dopo aver spiegato ciò, Paolo Dell'Oro ha chiesto: "Ma allora le disuguaglianze ci riguardano?"

E questa è stata la risposta di Alessandra Hofmann, presidente della Provincia:

E' vero, i dati che riguardano la nostra Provincia sono confortanti, ma il 53% dei contratti lavorativi sono a contratto determinato. C'è una deformità tra l'offerta lavorativa e il personale presente sul territorio: molte nostre aziende non trovano dipendenti, soprattutto nel settore della metalmeccanica, il principale nel Lecchese. Questo ci dice quanto sia necessario lavorare sull'orientamento e sulla formazione: spesso i ragazzi intraprendono percorsi non attinenti alle loro inclinazioni. Perciò i nostri dati positivi non devono assolutamente farci pensare di essere arrivati, bensì di essere solo al punto di partenza, perchè c'è ancora tanto da migliorare.

Alessandra Hofmann

Nel settore turistico si guadagna il 25% in meno rispetto a quello metallurgico

E' stato poi chiesto al sindaco Mauro Gattinoni due temi su cui l'Amministrazione comunale può agire da subito per contrastare le disuguaglianze, e il primo cittadino ha spiegato che sono stati investiti più di 1 milione di euro per dare sostegno agli "ultimi degli ultimi" e che ci si sta concentrando anche sulla creazione di percorsi di autonomia per persone con disabilità. Uno dei principali problemi della città, come ha spiegato il sindaco, è il caro affitti: è difficile trovare un quadrilocale a meno di 1300 euro al mese. "La città diventa espulsiva - ha dichiarato Gattinoni - rispetto alla parte più attiva: i giovani e le giovani coppie".

Il secondo tema di cui ha parlato il primo cittadino riguarda la conversione industriale e settoriale che il nostro territorio sta vivendo: come mostrato nella diapositiva in foto, il settore metallurgico a Lecco è al terzo posto per quanto riguarda il valore degli stipendi, mentre il turismo a livello di reddito è al di sotto della media nazionale: "questo ci fa pensare - ha concluso Gattinoni - che non possiamo passare dall'imprenditoria al turismo, perchè i giovani in quel settore guadagnano un quarto in meno che nella metallurgia".

Mauro Gattinoni

 

Il grafico che illustra lo stipendio medio nel settore metallurgico e turistico

Le disuguaglianze nell'apprendimento: come il livello d'istruzione dei genitori si riflette nei figli

Si è poi passati al focus del rapporto di Fondazione Cariplo, quello che evidenzia le disuguaglianze nell'apprendimento.

L'intervento del professor Barbetta è iniziato con una domanda: "Se tutti partissero allo stesso livello la gara non sarebbe falsata. Ma è davvero così?"

Il professore ha spiegato che negli anni '60 l'idea che l'istruzione costituisse un ascensore sociale era profondamente radicata. Ora sulla carta le pari opportunità ci sono, ma è vero che, siccome tutti vanno a scuola, le condizioni si sono pareggiate?

Il professore ha mostrato come il titolo di studio dei genitori conti tantissimo nella scelta delle scuole dei figli: frequentano il liceo principalmente figli di diplomati o laureati, mentre vanno agli istituti tecnici principalmente figli di persone che non hanno un titolo di studio (vedi slide in foto). Tuttavia bisogna tenere conto che andare al liceo è una buona strada per frequentare poi l'università, che a sua volta è una buona garanzia di successo nel mercato del lavoro. Perciò bisognerebbe innalzare il livello medio di istruzione.

Recuperando i dati Invalsi di 500.000 ragazzi che nell'anno 2012-2013 frequentavano la seconda elementare, si è visto come in terza media 200.000 tra questi non ci sono più: ciò significa che hanno rallentato il loro percorso scolastico.

Il progetto Drop.in: ridare ai ragazzi la fiducia nel futuro

Marco Fagiano, operatore del centro di formazione professionale di Lecco, ha parlato del progetto Drop.in, che unisce il Cfpa Consolida di Lecco, l'Aldo Moro di Valmadrera e il Clerici di Merate.

"Le storie di questi ragazzi - ha spiegato Fagiano - raccontano di un forte svantaggio iniziale: genitori assenti, famiglie con pochi strumenti... e tutto ciò si traduce in limitate esperienze extrascolastiche. Tuttavia dei 120 ragazzi di cui abbiamo conosciuto la storia, solamente 40 hanno deciso di iscriversi al progetto: come possiamo aiutare i ragazzi che hanno abbandonato anche il pensiero di provare a riscattarsi? Ci sono giovani che risultano persi anche nel loro contesto di vita, che non provano più interesse per nulla.
Abbiamo cercato quindi di trovare delle risposte nuove, a partire da proposte cucite su misura, individualizzate, dove il gruppo è fondamentale, basate su un fare pratico, operativo e laboratoriale, dove ragazzi possano mettere da parte la paura di sbagliare; un contesto di apprendimento che andasse oltre alla competizione scolastica da cui sono scappati, per cercare di riscoprire e valorizzare i loro talenti. Se è vero che si cresce solo se sognati, allora dobbiamo dare a questi ragazzi nuova fiducia nel futuro".

Marco Fagiani

A riprova del legame tra livello di istruzione dei genitori e formazione dei ragazzi, don Gianmaria Manzotti, responsabile della Pastorale giovanile del decanato di Primaluna, ha spiegato: "Io noto che in oratorio la domenica ci sono soprattutto ragazzi che appartengono alla fascia sociale medio-bassa: chi può permetterselo infatti magari va a sciare o a vivere altre esperienze con la famiglia. Lo stesso vale per l'oratorio estivo. Riporto una frase di don Lorenzo Milani, che dice che non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi".

don Gianmaria Manzotti

 

Il punto di vista di uno studente

Si è poi pensato di intervistare un rappresentante dei diretti interessati, gli studenti, riguardo al tema della dispersione scolastica.

Questo è il punto di vista di Alberto Mascio, studente dell'I.I.S.S. Alessandro Greppi di Monticello Brianza, che fa parte anche della Consulta provinciale degli studenti: "Un mio amico dopo aver concluso le superiori ha provato a fare Scienze della Comunicazione in università, ma dopo qualche mese ha capito che non era la sua strada, e così si è riproposto di provare l'anno successivo con un altro indirizzo. Questo ha generato nel nostro gruppo sociale uno spaesamento: non è normale che un ragazzo non studia e non lavora. Anche io a volte mi chiedo chi me l'ha fatto fare di studiare, ma poi capisco che la scuola è importante e che un domani mi aiuterà".

Alberto Mascio

Perchè, come sottolineato da don Davide Milani, presente alla presentazione, "la cultura è un modo per colmare le disuguaglianze, così come le proposta di un senso, che può essere trovato nella fede, o l'educazione, ad esempio attraverso l'oratorio. Ciò che conta è il progetto complessivo: l'uguaglianza non è un'asticella economica, ma è data da occasioni di incontro".

don Davide Milani

I bambini appartenenti a contesti sociali diversi sviluppano competenze diverse

"Abbiamo esplorato le attitudini e le conoscenze non cognitive di bambini e ragazzi per cercare di capire se, appartenendo a contesti sociali diversi, si sviluppano anche competenze diverse" ha spiegato Valentina Amorese dell'Area Scientifica e Tecnologica di Fondazione Cariplo.

I dati emersi dalla ricerca hanno evidenziato come la competenza di saper ritardare la gratificazione - che implica quindi una certa forza di volontà - sia più alta del 28% nei bambini che appartengono a contesti agiati (si parla di dati di bambini di 4-5 anni). Allo stesso modo la capacità di mettersi nei panni degli altri è maggiore del 35% nei bambini che appartengono a contesti agiati, così come questi ultimi tendono a fidarsi il 15% in più.

"Abbiamo poi provato a vedere se alcuni dati si modificavano durante l'adolescenza - ha proseguito Amorese - ma è emerso sempre che i ragazzi che nascono in contesti non privilegiati tendono a non fidarsi degli altri e mettono meno in dubbio se stessi. Non abbiamo fatto questa ricerca solo per raccogliere dati negativi, ma perchè, conoscendo queste informazioni, possiamo lavorare proprio su questi punti per cercare di colmare il divario".

Valentina Amorese

Come si può contrastare questo divario tra contesti familiari più o meno agiati?

Il compito di rispondere a questa domanda è toccato a Susanna Mantovani, professoressa onoraria di pedagogia in Bicocca, che ha spiegato come la scuola dell'infanzia abbia un effetto immediato che però si tende poi a perdere a meno che non siano coinvolte nel processo di formazione anche le figure familiari.

"Sono necessari metodo, tempo e ordine - ha spiegato la professoressa - il tempo deve essere ordinato e utilizzato in modo pensato, con degli adulti vicini che permettano di analizzare le esperienze con regolarità e ordine, proprio le caratteristiche che di solito mancano nei ragazzi che abbandonano la scuola. Gioca un ruolo molto importante nell'apprendimento dell'auto controllo e delle regole anche il gruppo".

Susanna Mantovani

Poli educativi dove competenze diverse si incontrano e si integrano

Clara Locatelli ha parlato del progetto Poli Educativi, del quale è responsabile: "I poli educativi raccolgono 700 ragazzi e più di 50 enti tra cooperative sociali, scuole, associazioni e parrocchie. Questi poli diventano luoghi dove competenze diverse si incontrano e si integrano. E' importante anche l'apporto dei giovani del progetto Living Land, che introduce giovani competenti a supporto dei volontari: oggi ci sono oltre 65 di questi giovani negli oltre 30 poli".

Chiara Locatelli

Guido Agostoni, presidente del Distretto di Lecco, ha sottolineato la necessità di un coordinamento organizzativo dei tre ambiti di Bellano, Lecco e Merate, che preveda servizi, interventi e criteri di accesso. Come ha spiegato, a partire dalla Costituzione emerge l'idea di una società civile che fonda la coesione sociale sul principio della partecipazione attiva di tutti i cittadini nella programmazione e nella gestione di interventi sociali. Da qui l'idea di una comune responsabilità nella costruzione di una società più giusta.

Guido Agostoni

L'ultimo intervento è toccato a Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, che ha concluso dicendo come la disuguaglianza costituisca una ferita per la persona e per la comunità e di come si parli di "povertà" al plurale, essendo qualcosa che riguarda i bisogni, le attese e i desideri di una persona. "Le povertà raccontano di tanti sguardi e tanti ascolti - ha concluso la presidente Nasazzi - Bisogna imparare ogni giorno a scoprire sentieri di dialogo, costruire reti, cercare di ricomporre il tessuto comunitario accogliendo il pluralismo come un valore. Molte volte l'equivoco del nostro tempo è cercare risposte sbagliate a domanda che nemmeno sono state fatte, per questo dobbiamo sempre chiederci se ciò che stiamo facendo produce degli effetti e dobbiamo sentirci tutti coinvolti e responsabili del bene comune".

Maria Grazia Nasazzi

La chiusura della serata è toccata alla vicepresidente Negrini che, facendo riferimento all'immagine di copertina con il bambino che gioca sulla rete, si è augurata che queste maglie si infittiscano sempre di più, in modo da non lasciar cadere nessuno di sotto.

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