L'ultimo omaggio di Lecco a Mario Marai, decano dei fotografi
Nella chiesa di Castello questa mattina, i funerali. Vivido il ricordo del professionista e dell'uomo: "Un padre, un nonno, un fotografo che ha raccontato oltre settant'anni della sua comunità".

Addio Mario Marai. Un congedo triste, percorso da vividi ricordi, quello tributato questa mattina, lunedì 21 dicembre, al decano dei fotografi lecchesi, improvvisamente scomparso venerdì 18 dicembre all'età di 88 anni.
I funerali di Mario Marai a Castello
Nella chiesa parrocchiale di Castello, nel rispetto delle restrizioni imposte dalla pandemia, si sono raccolti tanti degli innumerevoli amici che con Mario Marai hanno condiviso almeno un "pezzetto" dei suoi oltre settant'anni di vita e professione. Palpabile l'affetto condiviso con la sua famiglia, i figli Marco e Anna, la nuora Stefania, il genero Beppe, gli adorati nipoti Giorgia, Riccardo, Filippo e Jacopo. I funerali sono stati concelebrati da don Andrea Lotterio, don Egidio Casalone e da don Mario Fumagalli.
"Questo distacco, se fosse avvenuto in un altro momento, forse non sarebbe stato la stessa cosa" ha esordito don Andrea nella sua omelia. "Questo è il congedo da un papà, da un nonno, da un uomo che con le sue immagini ha raccontato la storia della sua famiglia, della città di Lecco". Il sacerdote ha condiviso il suo personale ricordo: "Gli devo un po' del piacere che provo per la fotografia: ormai 34 anni fa, quando ero al Collegio Volta, andavo da lui a stampare le mie foto, nel suo negozio così bello e così accogliente. In questi ultimi anni lo salutavo come il decano dei fotografi".
Una lunga storia vissuta con stile inconfondibile
Don Lotterio ha ripercorso l'arco dell'esistenza di Marai, classe 1932, nato a Intra. "La sua è stata una lunga storia, partita da lontano, dal Lago Maggiore, per approdare a Lecco, dove ha trovato il suo lavoro e ha incontrato la donna della sua vita, Carmela. Una storia di dedizione generosa alla famiglia, ai figli, alle famiglie dei figli, ai nipoti. Ma anche di passione per il lavoro. Mario ha combattuto giorno per giorno una "buona battaglia". Nella sua vicenda di vita si rispecchia il cammino della stessa esistenza: un continuo andare, stare, darsi da fare per gli altri. Abbiamo visto in lui una capacità straordinaria di vivere nell'oggi, aperto al mondo, dedicandosi al giornale e incontrando tutti senza clamore, senza apparenza, ma con discrezione, con vicinanza. con quel suo stile inconfondibile".
"Trovava un posto per tutti"
Non sono mancate parole di conforto ai famigliari: "Dobbiamo imparare a guardare alla morte non come al contrario della vita, ma semmai della nascita. La vita c'è sempre, la vita è piena. E' questo l'orizzonte della nostra speranza, una consolazione che non verrà mai meno. E so che questa certezza è passata dal volto di Mario. Ricordiamo il suo sorriso, il suo calore aperto. L'abbiamo sempre visto prendere in mano la situazione, mettere in posa le persone per 'la fotografia'. Ma non era soltanto una questione di lavoro. E' come dice il Vangelo di oggi: si tratta di trovare un posto per ciascuno, di preparare un posto per ciascuno vedendo tutti importanti. Lo sguardo di Mario si è spinto sempre ben oltre l'obiettivo della sua inseparabile macchina fotografica, per cogliere l'essenziale. Questo ne fa un professionista, una persona educata, un uomo buono. Con quel senso critico e anche l'ironia, le sue parole hanno messo a proprio agio persone importanti e persone semplici". In sett'anni Mario ha raccontato "la cronaca di questa comunità, dai grandi eventi alle piccole storie quotidiane. Presente sempre sul campo, infaticabile fino all'ultimo scatto".
"E' arrivato il momento di continuare a fotografare, ma questa volta dall'alto" ha concluso don Andrea Lotterio. "Questi scatti ora sono eterni, dove eterno non è solo questione di tempo. La vita eterna è questione di qualità. Mario è stato un dono, ma non dobbiamo parlare al passato. Sarà un dono continuamente perché sarà il seme di una realtà nuova che solo Dio può darci".
Il ricordo della figlia Anna: "Sei stato un padre altruista"
"Ciao papi" il lungo ricordo, denso di immagini, della figlia Anna. "L'importante per te era non dare disturbo. Mi dicevi sempre: 'hai già abbastanza da fare per la tua famiglia, pensa a loro che io mi arrangio'. Sei sempre stato molto generoso con tutti. Lo hai sempre fatto in silenzio, perché per te era più importante la gioia del donare che quella del ricevere. Se ripenso al nostro cammino insieme, quante cose mi tornano alla mente. Per te c'erano innanzitutto il tuo lavoro (che non volevi chiamare così perché era la tua grande passione) e la tua famiglia. La tua adorata moglie Carmela, Marco, io, 'la tua bambina' come mi hai sempre presentato alla gente. Sei sempre stato un papà premuroso e attento. Quando ero piccolina mi ricordo che ti seguivo quando andavi a fare i servizi fotografici. Ero orgogliosa di stare con te perché andavo davanti a tutti. Come non ricordare le nostre gite in montagna, i ferragosti al Pian delle Betulle a raccogliere i mirtilli che ci piacevano tanto. La tua passione per la Calcio Lecco che mi hai trasmesso e che mi hai portato a fotografare per diversi anni. Mi hai sempre incoraggiato nella mia passione, la ginnastica artistica. Poi ho conosciuto Beppe, ci siamo sposati e sono nati i nostri figli, Riccardo, Filippo e Jacopo. Sei sempre stato presente nella loro vita: li portavi a Neguggio a raccogliere le castagne o a dare il pane ai capretti. A Versario a giocare agli indiani o alla Bonacina a costruire le dighe nel torrente. Poi tutti e tre hanno giocato a pallone nella Zanetti, tu sempre presente a fotografarli. Hai sempre visto il bicchiere mezzo pieno, mai vuoto. Ed eri ottimista e questa tua forza e determinazione ti ha permesso di superare la perdita della mamma. Eri indipendente. Quando ti chiedevamo "hai bisogno, vuoi una mano" la tua risposta era sempre "no, grazie". Così, quando noi pensavamo come fare ad aiutarti, tu hai pensato da solo e sei salito in Cielo a raggiungere tua moglie Carmela. Ciao papi"
Il ricordo del nipote: "Non sai quanto ero orgoglioso di te..."
I nipoti hanno voluto leggere il loro ricordo del nonno. Toccanti le parole di Filippo: "Sei stato un nonno davvero speciale. Attento premuroso, altruista, sempre presente, disponibile per qualsiasi cosa. Mi hai sempre detto di "sì". Mi hai sempre scarrozzato ovunque e quando ti dicevo grazie mi rispondevi 'grazie a te per avermi fatto compagnia'. Sempre allegro e sorridente quando arrivavi ogni giorno a casa nostra, bussavi alla porta, entravi... Difficile non notarti, perché anche a distanza, appena ci vedevi, iniziavi a fischiare... Con semplicità sei riuscito ad insegnarmi tante cose. Non sai quanto io mi senta orgoglioso di essere tuo nipote, il nipote del fotografo Marai".
Presenti alle esequie anche gli Alpini, di cui Mario Marai faceva parte. Non è mancata infatti la lettura della preghiera dell'Alpino, mentre un drappello di Penne nere ha preceduto la bara all'uscita dalla chiesa. Al termine della cerimonia, il feretro ha raggiunto il cimitero di castello, dove Mario Marai riposa ora accanto alla moglie Carmela.









