Il premio di laurea “Agnese Ghini” a due neolaureate del Polo di Lecco
Serena Rosa e Consuelo Montanelli sono le due vincitrici, con loro tesi “Mulher. Progettazione in clima equatoriale di spazi comunitari destinati alla donna e alla nutrizione infantile in Guinea Bissau”
I laureati in Ingegneria Edile-Architettura del Polo territoriale di Lecco collezionano un altro successo. Questa volta è toccato a Serena Rosa e Consuelo Montanelli, laureate nel luglio 2019, che con la loro tesi “Mulher. Progettazione in clima equatoriale di spazi comunitari destinati alla donna e alla nutrizione infantile in Guinea Bissau” hanno sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi il premio di laurea “Agnese Ghini”, bandito dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Parma.
La collaborazione con i Padri Oblati di Maria Immacolata in Guinea Bissau
Il progetto fonda le sue radici nel rapporto di amicizia e collaborazione instaurato dal prof. Marco Imperadori, relatore del lavoro di tesi, con i Padri Oblati di Maria Immacolata che operano in Guinea Bissau dai primi anni 2000. Serena e Consuelo sono state stimolate dall’idea che il loro elaborato non si limitasse a essere la prova finale per l’ottenimento del titolo ma che potesse avere una funzione sociale, contribuendo al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione di Farim, città della Guinea Bissau situata a pochi chilometri dal confine con il Senegal.
Nonostante ragioni di sicurezza non abbiano permesso loro di effettuare sopralluoghi, le giovani progettiste sono riuscite ad acquisire una profonda conoscenza del luogo mediante frequenti contatti con i missionari impegnati in loco e grazie alla collaborazione di professionisti e aziende che già avevano effettuato interventi a Farim. Qui, infatti, è già stato realizzato Papagaio, un piccolo centro nutrizionale dove oggi si preparano gli alimenti per i bambini in difficoltà sfruttando le materie prime locali. Le informazioni apprese nella fase di analisi e conoscenza del contesto e l’esempio di Papagaio hanno permesso a Serena e Consuelo di interrogarsi su quali fossero realmente le necessità del luogo e quale tipo di edificio potessero proporre come progetto di tesi.
Da qui la decisione di concentrarsi sulla condizione della donna che, in particolare proprio a Farim, risulta essere molto precaria. La popolazione femminile è normalmente impegnata in lavori molto duri: dall’agricoltura e vendita dei prodotti coltivati, alla raccolta e vendita di sabbia e terra impiegate nei lavori di costruzione, mansioni faticose e svolte inoltre in condizioni igieniche scarse, ai bordi delle strade.
Il progetto Mulher
Nasce così Mulher, un centro dove le donne hanno a disposizione locali di accoglienza medica, aule e laboratori per incentivare l’alfabetizzazione, mensa, alloggi, spazi per la formazione ai mestieri artigianali e vendita dei prodotti. Il progetto prevede l’utilizzo di materiali naturali locali: struttura in canne di bambù legate tra loro con corda di canapa, tamponamenti in terra cruda, tetto in paglia e foglie secche. Le murature vengono realizzate secondo la Bahareque, tecnologia costruttiva tipica del sud America che integra le prestazioni termiche della terra cruda alla resistenza strutturale del bambù. Per testare la struttura e trasferire poi le istruzioni di montaggio agli addetti sul posto Serena e Consuelo, grazie a ESPE Scuola edile di Lecco, hanno realizzato un prototipo di un angolo di parete in scala 1:2. Questo ha permesso loro di andare oltre l’aspetto teorico e comprendere per esperienza diretta sia le complessità realizzative che la costruibilità dell’opera.
Il premio di laurea “Agnese Ghini”
Mulher, presentato al premio di laurea “Agnese Ghini” ha convinto la giuria che gli ha assegnato il primo posto, motivando così la sua decisione: “ritenuta la miglior tesi nell’ambito dell’innovazione tecnologica e costruttiva, per gli aspetti innovativi declinati sul comportamento bioclimatico del costruito. La Commissione preposta ha riscontrato nella Vostra tesi una particolare capacità di affrontare con solida maturità l’approccio processuale del progetto, tramite il controllo del modello informativo, risolto non semplicemente come orpello procedurale bensì come efficace strumento di valutazione della qualità”.