Ballottaggio a Lecco: serve una corsa collettiva all'urna
"Ciresa e Gattinoni sono la sintesi di due mondi diversi, più che distanti, e sono entrambi figli di questa terra e non congiunti".

di Marco Calvetti
Peppino e Mauro, Ciresa e Gattinoni, l'uno contro l'altro armato in sella al consenso, guadagnato al primo turno, e a caccia dei suffragi per confermare o ribaltare il verdetto del 21 settembre. Siamo al faccia a faccia, anche se a differenza dei confronti elettorali, i due contendenti si misureranno in cabina, senza vedersi. Non sono un fanatico del voto a tutti i costi, come una sorta di totem democratico ispirato a un generico e civico senso del dovere: anche l'astensione può avere le sue ragioni e la sua dignità.
Nel grigiore di una galassia politica grondante contraddizioni (basti pensare ai colori degli ultimi governi) è lecito rifugiarsi nella neutralità, che non significa Aventino. Ma ora, davanti al ballottaggio per il sindaco di Lecco, mi sento di sollecitare una sorta di corsa collettiva all'urna come sigillo e suggello a una campagna elettorale inedita e burrascosa nei tempi e nei modi.
Una gara di mezzo fondo trasformata dal Covid in una maratona che ha attraversato le stagioni. Una cospicua massa civica si è dispiegata, anche nelle ultime ore, per le vie del centro e della periferia a testimoniare che la sfida è sentita e alta è la posta in palio. Come deve essere quando si investe sul futuro della propria città e si pensa al destino della comunità, dei valori sociali, culturali, economici che ne tengono insieme il tessuto, se si pensa all'interesse generale e non a quello affaristico.
Ciresa e Gattinoni sono la sintesi di due mondi diversi, più che distanti, e sono entrambi figli di questa terra e non congiunti. Le categorie identitarie disegnano due profili che vanno ben oltre la carta d'identità anche perché quando cambia un governo, locale o nazionale, l'elemento dirimente è la discontinuità. Ed è superfluo stabilire dove risieda.